Squillino le trombe: dopo un po’ di esitazione iniziale ho finalmente aperto il mio nuovo blog, la stanza di Devotchka!
Ovviamente le cucine degli altri rimarrà e continuerà la sua attività culinaria,  il secondo blog sarà semplicemente il mio angolo personale dove parlerò di DIY e scriverò recensioni di tutto ciò che mi capita sottomano che non sia cibo/ristoranti (fumetti, serial, film, cosmetici, fotografie, ecc).
Spero che vi piacerà anche graficamente, anche perché cercherò di mettere quasi solo illustrazioni mie a corredo dei post 🙂

LA STANZA DI DEVOTCHKA


Complice un ristorante vicino casa, negli ultimi tempi ho sviluppato una dipendenza da cibo giapponese e in particolare da sushi. Pertanto, quando si è trattato di pensare un menù per il cenone di Capodanno non ho avuto dubbi, avrei preparato i miei primi roll!
Ci sono cose che chiunque voglia cimentarsi in quest’impresa a casa deve sapere: non potendo contare sul processo di cottura dobbiamo essere oculati nella  scelta degli ingredienti di base visto che siamo esposti a quei rischi che solitamente le alte temperature eliminano (parassiti e batteri). Altre cose sono ancora per me oscure e quindi prego voi anime pie che siete più esperti di illuminarmi. Ma cominciamo!

Quale pesce? Surgelato vs.fresco
Il panico da sushi è cominciato già al supermarket, almeno nel mio caso. Non tanto per il riso ma per il pesce!
La carne di pesce,  infatti,  può essere contaminata da un parassita chiamato anisakis. Ha l’aspetto di vermetti bianchi visibili a occhio nudo, e  infesta i visceri degli animali marini; dopo la morte dell’organismo parassitato è in grado di depositarsi nelle sue fibre muscolari, e se mangiato, di creare problemi seri di parassitosi all’eventuale consumatore.

Cosa dice la normativa?
La normativa italiana è  chiara: il pesce destinato al consumo a crudo, in salamoia o limone dev’essere sottoposto a  trattamento termico (-20°) e poi essere tenuto a tale temperatura almeno per 24 ore in modo che le basse temperature uccidano eventuali vermi di Anisakis.
Il testo integrale della legge lo trovate qui.
Quindi, ricapitolando:

    • pesce fresco appena comprato dal pescatore/pescheria senza altri trattamenti ASSOLUTAMENTE NO

Il pesce che si trova in pescheria è stato preparato per essere consumato previa cottura. Il rivenditore pertanto non è tenuto a seguire la norma antiparassitosi che invece riguarda chi commercia pesce destinato al consumo a crudo.

  • pesce  abbattuto OK!

    L’abbattitore è un elettrodomestico (indispensabile in pasticceria) solitamente usato per portare a temperature da frigo alimenti caldi ma che è in grado anche di portare le temperature interne di un alimento  fino a -40°  nel giro di pochi minuti.  Quest’ultimo processo è affine alla surgelazione industriale (che può arrivare fino a -50°/-60° ) ed è il miglior modo di conservazione perché gli alimenti mantengono sapore e consistenza.

  • pesce  congelato NO BUONO

Il congelamento (confuso da molti con la surgelazione) è un trattamento-solitamente domestico-che consiste nel portare e mantenere la temperatura un alimento ad almeno meno 15 gradi centigradi.
Il tempo necessario al processo è molto maggiore rispetto a quello della surgelazione; questo crea dei cristalli di ghiaccio molto grandi che necessariamente rompono le pareti cellulari della carne e compromettono la consistenza e l’aspetto del pesce, che diventa molliccio. Proprio quello che il pesce da sushi NON dovrebbe essere!

Tenendo conto di queste cose, ho evitato il banco pescheria e ho acquistato del pesce predisposto a essere mangiato a crudo, e cioé del pescespada e del salmone carpacciati sottovuoto, e del branzino surgelato.
Come decongelare il pesce?
Se per lo spada e il salmone non ho avuto particolari problemi il branzino non è risultato sodo e compatto come quello del ristorante. Non so se è dipeso dal fatto che io l’abbia conservato nel freezer prima di prepararlo o se è dipeso dal fatto che non l’ho scongelato correttamente… voi come vi regolate? Avete la fortuna di avere una pescheria di fiducia dotata di abbattitore? Ce l’avete voi a casa? O avete un trucco per scongelare il pesce? Aspetto i vostri commenti!

(continua…)


Buongiorno! Sono tornata!
Certo che da una che è sparita per due anni e ha mollato un blog il cui ultimo post è intitolato “Be Right Back” sembra una presa per il culo, ma vi posso assicurare che sono seria!
La ripresa delle trasmissioni è infatti uno dei miei propositi per l’anno nuovo che ho intenzione di mantenere, e non come si mantiene la risoluzione del “da Lunedì dieta”!
Sto! Usando! Troppi! Punti! Esclamativi!
Ma cosa è successo in tutto questo tempo? Nell’ordine sono arrivate la laurea (seppur di primo livello), un erasmus all’EPFL di Losanna, un nuovo lavoro partime e soprattutto l’arrivo di una macchina fotografica il cui uso è stato in grado di monopolizzare quasi tutto il mio tempo libero! Il duemilaedodici è stato sicuramente un anno “ad alto contenuto fotografico” per me, e la mia nuova passione ha soppiantato la cucina (perlomeno quella praticata da me, perché per il resto non ho ancora  sconfitto la mia proverbiale gola). Quindi, tra trasferimenti, cambiamenti e scombussolamenti vari non ho più avuto un gran richiamo verso queste pagine. Ma ora si cambia!

Come avevo detto già l’ultima volta (sigh), ora che il blog non è più vincolato a un progetto scolastico, mi sento più libera di postare anche cose che non c’entrino con l’argomento “cucina e alimentazione” ma che coinvolgano altri aspetti creativi che mi piacciono, quali il diy, la grafica, il webdesign, la fotografia, la cinematografia, il pasticciarsi le unghie. Sopratutto il pasticciarsi le unghie. 😀  Pertanto oltre alla sezione cucina ci sarà un blog fratello che riguarda tutto il resto. 

Per quanto abbia fatto molti progressi come semplice fotografa amatoriale, la cosiddetta food photography resta una delle branche più difficili da padroneggiare, e non solo per me. Mi piacerebbe prendere però due piccioni con una fava e cominciare  a corredare i miei post di foto fino ad arrivare a produrre immagini belle, curate, professionali- un po’ come quelle di Sigrid- visto che finalmente ho una fotocamera all’altezza. Come forse saprete se avete mai provato a fotografare il vostro pasto, una pietanza che ai nostri occhi appare appetitosa, in foto può apparire disgustosa e poco invitante, anzi non  è che può, quasi sicuramente lo sarà al 99%! Per questo spero che impegnarmi a scadenze fisse a fotografare i miei piatti possa portarmi a un miglioramento.
http://weknowmemes.com/wp-content/uploads/2012/07/instagram-is-down-just-describe-your-lunch-to-me.jpeg
Un’altra cosa che mi piacerebbe fare è cominciare a postare  abbozzi di recensione di ristoranti . Chi mi seguiva sa quanto sia curiosa quando si tratta di provare un nuovo tipo di cucina e Torino-dove attualmente vivo- è particolarmente generosa nell’offerta di locali etnici. Dico “abbozzi” di recensione perché non sono un critico gastronomico, non ho particolari conoscenze in campo e soprattutto non ho nemmeno una pietra di paragone. I miei sarebbero più resoconti fotografici, immagino 😉

Spero di riuscire a intrattenervi, informarvi perché non anche divertirvi. Vi auguro un buon 2013 e spero rimarrete su queste pagine.


The stats helper monkeys at WordPress.com mulled over how this blog did in 2010, and here’s a high level summary of its overall blog health:

Healthy blog!

The Blog-Health-o-Meter™ reads Wow.

Crunchy numbers

Featured image

A Boeing 747-400 passenger jet can hold 416 passengers. This blog was viewed about 12,000 times in 2010. That’s about 29 full 747s.

 

In 2010, there were 19 new posts, not bad for the first year! There were 18 pictures uploaded, taking up a total of 7mb. That’s about 2 pictures per month.

The busiest day of the year was May 16th with 169 views. The most popular post that day was Bento Box!.

Where did they come from?

The top referring sites in 2010 were malvestite.net, forum.malvestite.net, search.conduit.com, shawshankjules.wordpress.com, and shawshankjules.net.

Some visitors came searching, mostly for crauti ricetta, ricetta crauti, dolci inglesi, bento box, and cucina rumena.

Attractions in 2010

These are the posts and pages that got the most views in 2010.

1

Bento Box! April 2010
12 comments

2

Fake it yourself, il ritorno: crauti! (astenersi puristi) March 2010
4 comments

3

Chi sono? March 2010
2 comments

4

Le cucine degli altri March 2010
4 comments

5

Sudafrica, la terra della cucina arcobaleno March 2010
7 comments


Hello everyone! I hope you spent a great Christmas and great winter holidays as I did.  I spent some days at the seaside and relaxed a lot,  since the last half of 2010  has been a very busy, busy time. That’s also the reason I didn’t update the blog for the last er… let’s say, six months?

Firstly, I took an internship at Volumina, a Turin-based communication and graphics agency this summer and it was an awarding experience. Not only I’ve learned some tricks of the trade but  I  also made great friends on the workplace and had the chance to know more about culture and history of my area,  since the main task of Volumina is promoting cultural events at the Royal Palace in Venaria Reale. If you’re interested, you can take a look to their website (which I partly renewed this summer).

After that, I worked hard on the internship essay and studied frantically in order to pass the last exam until the bachelor, which was, no need to say, a huge FAIL. 😦

Now I’m following a Blender group project and jeez, that’s addictive, I could spend hours in front of the screen tweaking little vertexes, as 3D-modeling is definitely my dream job. We should end up with a close replica of a real life baroque tiny room and then use it as the background of a game;  it’s an ambitious project with tight deadlines, but that makes me even more determined. Here’s a sneak peak of part of the ceiling (please note it’s a low-vert mesh):

*brags* *brags* *brags*

So, I assume I’ll be pretty messed up until roughly february (which is when our deadline is).

In the new year intention list one of the the points was “writing some friggin’ post for my blog“, but I’m afraid I won’t be be able to do it until some time, ‘cause I want to follow each step and give you my actual experience and tips about the dishes instead of simply redirecting to a recipe repository ad I did when I started this blog for an academic project. We were asked to pick an issue which could be everything, from criminal profiling to indie music and political satire, and start a theme blog about that. I choose cooking, but I didn’t want this blog to be just another plain boring site with no twist, so I ended up with the idea of explaining uncommon taste and food traditions. Despite that, having to post at least 4 entries per week, the whole thing was quite shabby and, er… “basic”.

I was tempted to shutdown Le cucine degli altri for ever, but every now and then I saw the WP stats and noticed that lots of people from all over the world searched for ethnic food recipes or trivia about romanian culture and stuff, so that gave me the reason for a fresh start of this space, with a whole lot of changes 😀

First of all, I’m gonna publish entries both in english and italian, in order to meet a larger audience. I was a bit reluctant at first, as my english is a bit flawed by  mothertongue idioms, but this could be a good occasion for improving my skills. I hope in some months I’ll be able to write without checking every now and then words on WordReference (LOL!).  As you like it, I could also write in french, and, if I’m very, very, very courageous (or drunk) I could even write down some lines in romanian :).

The second and not less important change is a series of posts aimed to explain to foreigners how REAL italian food is prepared. No more sticky pasta or  dairy-clogged carbonaras ;P with me. I’ll talk about exactly about what goes on in my kitchen usually, and by extension, in the other kitchens of the Peninsula (quite ambitious, yep).

The last but not least change, and which I’m not sure of, is the arrival of a new room for my other great passion: graphics. I’d like to discuss now and then artists that I like, 2d and 3d software, news and common issues… Let’s assume I’ve built a virtual kitchen, now i feel like it’s high time to add a virtual workroom, and, as in the last weeks i developed an insane passion for nail art and stamping, (I guess this lovely girl and her manis are to blame, LOL) maybe also a virtual nailpolish stash 😀

So, I’d like to tell you brb, and thank you for all the support and comments you gave me. I hope 2011 will be a great year for you all.

Love,

Leggi il seguito di questo post »


Il bento box è uno degli aspetti più affascinanti della cultura giapponese; è qualcosa per la quale la semplice cucina sconfina nell’arte (o perlomeno, follia :P). 

Il bento , o O-bento, indica una scatoletta che può essere di lacca, di metallo o di plastica, atta a contenere il pranzo di studenti e lavoratori; solitamente questo contenitore è organizzato in scomparti in modo da non mescolare i cibi. Tuttavia, a parte il riso, tutto è tagliato in modo da essere compatto e a portata di bacchetta:dai maki, alle frittate, ai bocconcini di verdura. 

Non so cosa ci si scritto, ma è davvero inquietante.

Anticamente esso consisteva di onigiri (poplettine  traingolari di riso lesso avvolte in una striscia d’alga nori) riposti in un ampio foulard detto furoshiki. Il furoshiki era legato ad arte intorno alle bacchette che prima fungevano da manico e poi da posate per consumare il pasto. geniale no? 

 Ancora oggi l’arte del furoshiki è popolare e studiata, sia per portare oggetti, (tra i quali anche gli stessi bento) sia per avvolgere i regali in maniera raffinata; tuttavia al giorno d’oggi i bento sono di tutti i materiali possibili e immaginabili e soprattutto delle forme più strane: si va dai raffinati oggetti di lacca istoriata fino ai plasticoni a forma di testa di hello kitty. 

Il momento del bento è un momento di grande socialità, perché si condividono insieme i manicaretti più disparati, ma anche un momento di competizione nel quale si cerca di avere il bento più gradevole alla vista e più “fornito”….L’incredibile maestria con la quale i giapponesi presentano il cibo però talvolta  sconfina nella maniacalità  e più che di fronte a dei bento ci troviamo di fronte a dei incubi postmoderni popolati da supermario e company: 

Bento servito sulle "Hello kitty airlines" (giuro, esistono)!!

Ehhh?

Pure lui!

Questo è solo un assaggio della slezione di bento più bizzarri o kawaii (carini) fatti non solo in Giappone ma in tutto il mondo. Se anche voi come me siete stufi dei soliti panini pieni di maionese e soprattutto cari che trovate durante la pausa pranzo, magari vi piacerebbe sapere come far un bento più “normale”; ecco un video molto chiaro che magari sarà di aiuto (per quanto un  barboncino saccente che spiega una ricetta di cucina passo passo con un ridicolo accento inglese possa definirsi “normale” 😛 


Ultimamente  ho avuto il piacere di rivedere un bellissimo film, “The millionaire”. Se non lo conoscete, vi basti sapere che è veramente bello e commovente, e tratta delle vicissitudini di un ragazzo indiano che, grazie alla sua intelligenza e alla sua notevole memoria, riesce a evadere da una vita di miseria negli slum di Mumbai e a conquistare il suo amore di sempre. Com’è come non è m’è venuta voglia così di scrivere un post sulla cucina indiana, argomento purtroppo troppo vasto da affrontare in un solo post! Quindi ho deciso di parlare solo di quattro preparazioni: una bevanda, un secondo di carne, un prodotto da forno e contorno. Pronti a partire? Iniziamo con…

La bevanda: Lassi

Il "blue lassi shop" di Varanasi, il chiosco più amato dai turisti di tutto il mondo

Il Lassi è una bevanda altamente rinfrescante e dalle riconosciute proprietà terapeutiche a base di yogurt misto a acqua, sale e semi di cumino macinati; questa ricetta è comunemente chiamatata “lassi salato” ma in realtà si trovano lassi di tutti i tipi, dal mango, alla banana, alla menta fino al lassi dolce, arricchito con acqua di rose e zucchero di canna. E’ originario della parte settentrionale del subcontinente (Punjab, Pakistan e Nepal) ma s’è diffuso in tutto il paese, infatti quasi ovunque si possono trovare dei chioschi di lassi dove scambiare quattro chiacchiere :).
Addirittura gira in rete una buffa storiella che racconta di un rappresentante di una fabbrica di lavatrici polacche che, incuriosito da un’ ordinazione  massiccia proveniente dall’India, venne a scoprire che le lavatrici in realtà servivano a miscelare lo yogurt e l’acqua in un lassi shop.  Quel che è poco ma sicuro è che la ricetta non richiede per forza di sacrificare il vostro bucato del sabato ed è perfettamente fattibile:

http://www.corriereasia.com/india/cucina_indiana/2007/06/mango_lassi_1.shtml

Il piatto a base di carne: ChickenTikka Masala

Chicken Tikka masala decorato con coriandolo fresco

Questa preparazione ha una “paternità incerta”! Non si sa se esattamente sia nata in India o nel Regno Unito grazie  all’ apporto dei numerosissimi immigrati indiani. Chicken dovreste sapere cosa vuol dire, tikka letteralmente significa “boccone, tocchetto” e “masala”,  è il nome che si associa a un misto di spezie che comprende almeno:  cardamomo, pepe di caienna, cumino, cannella e semi di coriandolo, in pratica il condimento formerly known as curry . 😉 Il petto di pollo, precedentemente marinato, viene stufato in una salsa a base o di yogurt o di polpa di cocco, misto a pomodoro e al masala. Anche se la ricetta originale prevede la cottura nel tandoor, il tradizionale forno interrato a brace, il tikka masala viene (dovrebbe) bene anche in una comunissima padella, come in questa ricetta:

http://www.mostrilla.com/2009/05/10/pollo-tikka-masala/

Il “pane”: Poppadom…

Il poppadom, che a sentire wikipedia si chiama anche:

papad pappad papparde pappadom
pappadum popadam pompadum poppadam
poppadom appadum appalum appala
appoll papari pamporo puppodum

ha la forma di una piadina e solitamente è a base di farina di lenticchie addizionata di pepe e spezie macinate. Con l’impasto ottenuto da questa farina si fanno delle piccole frittelle che prima vengono fatte seccare e poi possono essere tostate o più spesso fritte nell’olio di palma. Come il lassi, i poppadoms sono un cibo “popolare” che si può facilmente consumare per strada presso i numerosi chioschetti, magari  accompagnato da qualche cucchiaiata di chutney. Ecco una videoricetta (in inglese) in cui i poppadom vengono formati con l’aiuto di un DVD

http://video.about.com/indianfood/How-to-Make-Poppadom.htm

E il suo companatico”, Chutney

Chutney allo zenzero

“Chutney” indica una preparazione generica che comprende tantissime versioni diverse: in pratica è una composta cotta in un misto di aceto aromatizzato alle spezie e zucchero e poi conservata in barattoli. Ci sono INNUMEREVOLI  chutney vuoi di verdure (cipolla, peperoni verdi, pomodoro) vuoi di frutta (mango,tamarindo, cocco) che, a seconda delle proporzioni degli ingredienti possono risultare dolci o asprigni. Io non vedo l’ora di provare questa ricetta:

http://in-fu-sio-ne.blogspot.com/2010/02/chutney-piccante-di-cipolle-gialle.html


Conosco da tempo il bellissimo blog di  di Cristina, le cui ricette uniscono la tradizione bulgara e rumena  a quella di casa nostra. Quello di Cristina è stato uno dei primissimi siti nel mio blogroll di siti culinari, posizione che si è meritato ancora una volta di più:  in un commento al post delle uova colorate Cristina mi ha svelato la ricetta dei Mici, mini cilindretti di carne mista molto popolari in Romania. 🙂

Io li ho assaggiati e mi son piaciuti davvero tanto, tanto da inserirli in un mio post passato. Purtroppo quando ho chiesto la ricetta mi è stato detto che non si sa con esattezza e che ogni chioschetto dei mici o ristorante la custodisce gelosamente.

D’altronde in tanti siete arrivati qui cercandola e quindi sono molto contenta di potervi linkare la sua versione di questa ricetta, che mi ha anche assicurato essere abbastanza semplice:

http://lacucinadicrista.blogspot.com/2006/08/mici-o-mititei-piccole-polpette-forma.html

Grazie ancora una volta a Cristina per il suo contributo!


Provate a pensarci un pochino, il cibo a volte riesce a dare connotazioni negative a un popolo, “reo” di mangiare l’alimento x a scapito dell’alimento y. Come ci chiamavano a volte, in America, in Svizzera, in Germania? “Spaghetti”, mentre  i francesi sono spesso detti “mangiarane”. Per non parlare dei “polentoni” riferito agli  italiani del Nord, tra i quali io. Ora che però bene o male tutti siamo entrati nel empireo dell’unione europea, il nuovo nemico number one qual è diventato? Ebbene luiiii, il KEBAAAAAAAAAAAB! Vediamo di rinfrescare un po’ la memoria:

http://www.corriere.it/cronache/09_aprile_22/lombardia_legge_kebab_damico_e8e858b2-2f00-11de-89c1-00144f02aabc.shtml

http://www.nove.firenze.it/vediarticolo.asp?id=b0.02.26.19.30

Che dire, ho passato il mio primo anno di università vivendo solo di kebab. Oddio, poi è andata a finire che lo odiavo letteralmente, anche perché per me la carne d’agnello è troppo pesante e grassa, però è un piatto nutriente e a basso costo; guarda caso, è consumato da quelli che solitamente alla Lega proprio non piacciono, gli immigrati.

Se non è il kebab, è il couscous... (Notare anche il tristissimo uso della funzione di photoshop "clona" nella parte inferiore della polenta)

Ora, è giusto che venga deprecato il capannello di gente che fa casino ubriaca alle due di notte in piena città, ma siete mai andati in un italianissima pizzeria/bar? Ecco, è lo stesso casino. A me pare che le boutade siano state causate non tanto a proposito della qualità del cibo  e dell’ordine pubblico, ma perché il cibo consumato è quello “da stranieri” per eccellenza.  Un’orda di kebab volanti sorvolerà le vostre città per invadere le mutande di vostra figlia e convertirvi coattamente all’Islam, tipo. Rulli di doener che escono dalle fottute pareti!

La settimana della Carne a Cavour, il white power e una povera mucca che non c’entra nulla

Poi per un po’ pensavo si fossero calmati, e non hanno più dato fiato alle trombe dell’antikebabbismo. Fino a qualche giorno fa, quando hanno visto questo manifesto  e sono andati in completa paranoia.

E miseria, è bastato leggere che in una fiera della carne-più precisamente quella organizzata a Cavour dall’ 11 aprile- “La tradizione locale incontra le cucine del mondo” e Stefano Allasia, segretario leghista della Provincia di Torino si è sentito in dovere di dichiarare:

‘Si’ al bollito, no al kebab”. In un periodo di crisi cosi’ forte dobbiamo rilanciare la nostra carne, la nostra filiera corta e la nostra produzione. La decisione di aprire la manifestazione al kebab ha dell’inverosimile non solo perche’ il kebab non e’ parte della nostra tradizione, ma perche’ adesso dobbiamo pensare a valorizzare la carne allevata sul nostro territorio e non un prodotto che ha una lavorazione lunga e assolutamente dubbia”.

Non so perché, ma ho l’impressione che non abbia capito una mazzafionda. Perché la fiera guarda caso, è nata per valorizzare la carne di Cavour. E’ per questo che sono stati chiamati cuochi da tutte le parti del mondo, dall’Argentina, dal Marocco, anche da Firenze, per mostrare come la carne prodotta nella nostra regione si possa adattare a moltissime preparazioni, come nelle chiare intenzioni del sindaco e come anche ribadito anche da chef Kumalé, cuoco specializzato in cucine del mondo e impegnato nell’organizzazione delle iniziative con i colleghi stranieri:

Le polemiche scoppiate in questi giorni sono strumentalizzazioni da parte di alcune forze politiche, l’intento è di promuovere un prodotto della tradizione locale come la carne, lavorando sia sulla filiera con allevatori e macellai, che con i ristoratori che tengono laboratori per il pubblico per promuovere una cultura del cibo a 360 gradi.

La mia sincera opinione? Mi che si spari a zero appena si vede qualcosa che sta a più di 100 km a sud del Po, senza nemmeno fermarsi a constatare che magari magari, sarebbe una ghiotta occasione per pubblicizzare ottimi prodotti italiani. Ma tant’è. Temendo il giorno in cui mi costringeranno a una dieta a base di fritto misto e bagna caoda (che pure mi piacciono tanto), non possono che cascarmi le braccia nel leggere l’aspetto più demenziale dell’intera faccenda, preso da qui:

Anche il manifesto della “Settimana della carne” è stato riveduto e coretto nello spirito mondialista. La mucca bianca di pura razza piemontese forse è sembrata troppo “bianca”: sta di fatto che qualcuno ha avuto la bella pensata di raffigurarla con una strana tenuta dai motivi arabo-africano-orientaleggianti.

Che bella novità, adesso stanno a guardare, oltre a quello degli esseri umani, il colore della pelle delle mucche. Andate avanti voi che a me vien da ridere (se non da piangere).

Link di riferimento:

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/179852/

http://lombardia.indymedia.org/node/27940


Ma vi siete mai chiesti che razza di vita dev’essere quella in orbita? Relegati in pochi metri cubi, l’acqua che si beve riciclata dalle urine (come i fremen, eeeewwww) e perennemente galleggianti (beh, no, questo deve essere fico, dài).

Io mi sono chiesta  anche come si mangia a bordo di una navetta spaziale. In fondo questo blog tratta di “cucina insolita”, no? 😉 E certo l’alimentazione degli astronauti non risponde ai soliti parametri terrestri: deve essere nutriente, ma anche confezionata in modo da essere ultraleggera e soprattutto non sbriciolarsi, pena disastri epocali come questo:

Condizioni difficili:

Non  solo la ristrettezza degli spazi e il divieto di accendere fuochi, ma anche l’assenza di gravità  crea problemi nella vita quotidiana degli astronauti. Innanzitutto, non essendo più abituate al peso del corpo, le ossa subiscono una notevole perdita di densità alla quale bisogna sopperire con massicce quantità di vitamina d e di calcio e con esercizi mirati prima e dopo il viaggio.  Senza contare che oltre a far svolazzare di qua e di là le briciole e gocce di alimenti e quindi a provocare il rischio di guasti alle strumentazioni, l’assenza di gravità provoca il concentrarsi di sangue e muco nella parte superiore del corpo; come avere un raffreddore cronico, e credo che tutti sappiate come è poco soddisfacente mangiare con il naso tappato.

Un po’ di storia sul cibo spaziale…

Con l’iniziare dei viaggi nello spazio è incominciata la ricerca di soluzioni efficaci per la nutrizione. Si distinguevano due scuole di pensiero: quella americana e quella russa.

Gli americani liofilizza(va)no i preparati per permettere di ridurre il loro peso, e soprattutto, il loro ingombro; invece i cosmonauti, più bbbbrutali, erano equipaggiati con tubetti ripieni di creme.

Borsch!!

In un caso o nell’altro, pensate a come possa essere insoddisfacente mangiare così, con la scelta tra trangugiare pappette rivitalizzate ad acqua o omogeneizzati in tubetto… per questo, negli anni, si sono trovate soluzioni meno “traumatiche” per l’alimentazione in orbita, a partrire dalla possibilità di consumare pasti caldi- grazie allo scaldavivande presente sullo Shuttle-e più vicini alle tradizioni nazionali dei diversi occupanti dei voli spaziali.

Qualche semplice accorgimento

"maledetto microonde senziente!!!"

Il pane è stato ormai ottimamente sostituito dalle tortillas morbide, che hanno il pregio di non sbriciolarsi; mentre per ovviare alla riduzione di olfatto e di gusto sono state approntate copiose quantità di condimenti, come il ketchup, che dovrebbero esaltare e rendere un po’ meno insipido il pasto-tipo dell’astronauta.

E per le bevande? se fossero assunte in libertà, vagherebbero ovunque sottoforma di grandi goccioloni; per questo sono conservate (non più in polvere come una volta, bensì liquide) in sacchettini monodose forabili con una piccola cannuccia.

Oltre al normale cibo  sono previste pastiglie di integratori e di vitamine, e non è permesso sgarrare più di tanto e abboffarsi, visto che il corpo consuma molte meno calorie rispetto a quelle che spenderbbe sulla Terra.

Mi presento…

I'm a food explorer and life lover.
Cliccami se vuoi conoscermi meglio! :D

Non c'è amore più sincero di quello per il cibo.
G.B.Shaw

Chi mi ama mi segua :P

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Sto tentando di conquistare il mondo, mignolo!

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